VIAGGIARE, MIGRARE E VISITARE

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VIAGGIARE, MIGRARE E VISITARE2019-02-19T14:33:25+01:00

In che modo il viaggio agisce come una forza che muta il corso della storia umana? Come può un semplice spostamento nello spazio influenzare gli individui, i gruppi sociali e modificare quelle durature strutture di significato che chiamiamo cultura?

(Eric J. Leed, la mente del viaggiatore, dall’Odissea al turismo globale, 1992)

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Mettersi in viaggio è uscire dal proprio mondo per scoprire, attraversare e vivere altri luoghi, nella dimensione della ricerca e dell’incontro.  Tra partenze, possibili incontri e ritorni, si producono cambiamenti in chi parte come in chi resta. Tra viaggio e vacanza, soggiorno di studio e migrazione, esilio e diaspora, tempo di guerra e tempo di pace, una gamma di esperienze tra loro lontane apre un vasto campo di dimensioni esistenziali segnate dalla mobilità.

Fiesole, meta ideale del viaggio in Toscana

Il viaggio, il pellegrinaggio letterario ed artistico, il turismo culturale, hanno forgiato il paesaggio e l’immaginario fiesolano. Luogo di cenacoli e di ville nel Rinascimento, meta ideale del “viaggio in Italia”, Fiesole è stata patria elettiva di letterati, architetti e poeti, sacerdoti e studiosi, pittori e musicisti, appassionati d’arte e di paesaggio… che per un periodo lungo o breve vi soggiornano, portando nel mondo locale modi e stili dai luoghi di origine. Da vicino e da lontano, Fiesole attrae con il fascino del paesaggio, dell’antico e dell’arte. Alla grande ondata del romanticismo inglese, che ha restaurato e costruito ville, giardini e boschi mediterranei, (come John Temple Leader, responsabile del rimboschimento di  Montececeri o Bernard Berenson a Villa I Tatti…) seguono le avanguardie artistiche con personalità come Giovanni Michelucci e Primo Conti.

Un movimento che continua con un turismo internazionale sensibile al fascino delle rovine, del paesaggio e all’eredità culturale fiesolana. I fiesolani stessi, tra passione per la storia locale e per le arti, sono impegnati a trasmettere il mito di Fiesole, di cui fanno parte. Narrazioni e conversazioni portano nel presente la memoria delle cave di pietra in cui dopo gli etruschi ha lavorato Michelangelo e l’atmosfera dei cenacoli fiesolani, descritta nelle pagine di Iris Origo o di Bernard Berenson.

Migrare e lavorare a Fiesole

Fiesole à stato e resta un polo di migrazioni interne di lavoro, sia dal contado circostante che dalla vicina Firenze. Durante l’ultima guerra molte famiglie fiorentine arrivano a Fiesole come sfollati per poi restarvi. L’economia locale si organizza intorno alle élites residenti e ai diversi flussi internazionali, tra turismo d’arte, università internazionali, agriturismi e alberghi, residence e ristoranti.

Racconti di viaggio, cartoline, fotografie, epistolari, opere letterarie, testimonianze costruiscono una trama narrativa in cui i punti di vista dei viaggiatori si mescolano con quelli dei residenti e dei lavoratori, in un gioco di familiarità ed estraneità, nel movimento permanente di arrivi e partenze, flussi economici ed opportunità. Lo sguardo del viaggiatore, dello studioso e dello studente straniero, del migrante e del turista continua a nutrirsi e a nutrire il mito fiesolano.

Cari papà e mamma, (….) avrete certo ricevuto una cartolina che vi informa che sono a Firenze da martedì sera. (…). Siamo andati ieri sera al tramonto sulla collina che domina Firenze e che vide nascere Fra Angelico, dove Böcklin abitò così a lungo; siamo saliti a Fiesole, è stato meraviglioso, una rivelazione. Ho capito perché questi grandi del quattrocento furono come ce li mostrano le loro opere: non erano altro che veri artisti commossi davanti a una natura degna degli dèi. Essi compresero e seppero approfittarne….

(Le Corbusier, Lettera ai genitori, 14.9.1907, in Il Viaggio in Toscana, 1987)

Il nonno Pietro era stato medico tutta la vita, in Chianti, quando decisero di comprare Bencistà, lui amò molto questo posto, era sempre stato un’amante dell’arte… era medico ma studioso di storia dell’arte, ed in questa casa è così che c’è stata la tradizione di una clientela colta… clienti che hanno mantenuto un legame fortissimo, clienti che dicono, “questa è la nostra casa… our home far from home…”

(Carla Simoni, Intervista 2013)

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